Una marcia a mano disarmata

di Claudio Ravel

È partita da Via Forgiarini, erano oltre duemila persone. Il ritrovo, sotto il balcone di Federica Angeli. Da lì dove, era la notte del 17 luglio 2013, la cronista di Repubblica si affacciò dopo aver sentito esplodere alcuni colpi di pistola. Si guardarono negli occhi, lo sguardo fisso, con Carmine Spada. Da quel momento la giornalista vive sotto scorta. Da più di 1.700 giorni.  Non obbedì alla “richiesta” di “tornare a letto ed abbassare le tapparelle. Lo spettacolo è finito”, urlò Spada. In un batter d’occhio i balconi si chiusero, le serrande abbassate, le tende tirate. Tutti i balconi, tranne uno.

Venerdì 14 giugno Ostia – non solo i residenti della zona – si è stretta intorno a lei, al marito, Massimo e ai tre figli.

Una passeggiata della legalità in nome della libertà.
“No alla mafia. A mano disarmata”, “La mafia fa schifo”, “Ostia non merita i clan”, gli slogan scanditi a gran voce, le bandiere sventolate al cielo, il folto gruppo ha percorso le vie della cittadina, fino ad arrivare sul lungomare. Un segnale che Federica Angeli non è sola nella sua denuncia quotidiana contro il malaffare che sta dilaniando il litorale romano e non solo.

Presenti anche molte associazioni di Ostia tra cui il Comitato MareXtutti, i giovani dem, l’Osservatorio della legalità della Regione, la FNSI, l’Ambulatorio Antiusura, la Confcommercio Roma, l’associazione “Noi” e tanti altri.

“Con tre bambini non potete immaginare quanto sia stressante e complicato andare avanti, ma io non ho paura – ha detto la Angeli nel corso del suo intervento al festival del Giornalismo di Perugia. Sono riusciti a privarmi della libertà fisica ma dentro mi sento libera. Io alle loro regole non ci sto. Vinco, perdo, non lo so, ma quanto meno non solo come loro. Ho scelto di non essere come loro”.

L’incontro “Giornalisti in prima linea e cronisti sotto scorta” al Festival Internazionale del Giornalismo dello scorso aprile.

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