Scontro fra Ordine e Governo: riflessioni e domande

Tribuna Stampa 2.0 ha nei giorni scorsi chiesto ai colleghi il loro parere sugli Stati Generali dell’Editoria e dell’Informazione con un questionario che sta circolando e che i colleghi sono tuttora invitati a compilare prendendo visione, se lo desiderano, su Tribuna Stampa 2.0 e su www.tribunastampa.org, di tutti gli atti degli Stati Generali ed in particolare di quelli della riunione del 4 luglio relativa al giornalismo. La FNGPI, di cui Tribuna Stampa 2.0 è espressione, ha presentato agli Stati Generali tre documenti (1, 2, 3) suggerendo una regolamentazione nell’alveo europeo delle professioni ed una rete di sicurezza nel caso il Parlamento decidesse di abolire l’Ordine.
Verna Crimi
Portiamo oggi all’attenzione dei colleghi i documenti di un scontro molto duro fra Ordine e chi, piaccia o non piaccia, rappresenta il Governo, ovvero il Sottosegretario di Stato con delega all’Editoria ed all’Informazione, il sen. Vito Crimi. Ciascuno li valuti e si faccia una propria opinione sulla validità delle argomentazioni che sono state portate d’ambo le parti.

Abbiamo sottolineato alcune frasi sulle quali abbiamo ritenuto opportune alcune riflessioni ed alcune domande. Le abbiamo numerate e le presentiamo a fine articolo.


ATTO PRIMO

Giornalisti a Crimi, confronto solo se si sgombra il campo dall’abolizione dell’Ordine.

Fonte: Ordine dei Giornalisti – Comunicato del 23 luglio

23 luglio 2019, Roma – La Consulta dei Presidenti e dei vicepresidenti regionali, riunita oggi – a Roma insieme al presidente del Cnog Carlo Verna, ha varato alla unanimità il seguente documento: (Riflessione 1)
Nell’attuale panorama dell’informazione, affidata sempre di più alle tecnologie digitali, ai social media e agli algoritmi, è fondamentale il ruolo di chi è professionalmente formato per accertare la fondatezza delle notizie, verificarne le fonti, certificarne la provenienza, nel rispetto della deontologia professionale. Sono questi i punti di forza della professione giornalistica, garantiti dall’appartenenza all’Ordine dei giornalisti. Un Ordine certamente da riformare, come chiediamo da anni al Parlamento, e da adeguare alle nuove realtà, visto che la legge istitutiva risale al 1963.
Il CNOG insieme agli Ordini regionali,  ormai un anno fa ha elaborato una proposta innovativa (R2) che apre la categoria alle trasformazioni in atto, preservandone l’autonomia in virtù della funzione  prevista dall’articolo 21 della Costituzione (R3).

Il sottosegretario Crimi, invece, non ha perso occasione in questi mesi, ripetendolo quasi ad ogni appuntamento degli Stati generali dell’editoria, per rimarcare la necessità di abolire l’Ordine, bollandolo come anacronistico e delegittimando un organismo democraticamente eletto. (R4)

Per questo motivo il Cnog e tutti gli Ordini regionali non hanno partecipato agli stati generali. Solo sgombrando definitivamente il campo dall’ipotesi di abrogazione, ci si può confrontare sulla urgente necessità di una riforma (R5).

Non è istituzionalmente corretto fare contemporaneamente istruttoria ed emettere  verdetti di condanna mentre si assumono elementi. (R6) Pertanto, senza un ravvedimento rispetto ad un modo di agire inaccettabile, per noi gli “Stati generali” finiscono qui: un fallimento decretato da chi li ha indetti.”


ATTO SECONDO

La replica di Crimi: aperto il confronto ma niente ultimatum

Fonte: primaonline.it – Giornalisti, Odg a Crimi: discussione se si esclude stop all’Ordine. La replica: confronto ma senza ultimatum

23 luglio 2019, Roma – Così la replica di Crimi riportata da primaonline.it:

“APERTO AL CONFRONTO MA NIENTE ULTIMATUM – Dal caso Fubini al disinteresse dei giornalisti per l’appuntamento loro riservato agli Stati generali dell’editoria credo che si definisca da sola la questione Ordine dei giornalisti. Non è accettabile che il confronto sia valido solo quando lo dicono loro, nelle forme volute da loro e se si fa quello che dicono loro. Un bell’esempio di democrazia, non posso aggiungere altro”.

“L’Ordine dei giornalisti si definisce da sé: il suo essersi svuotato di senso e contenuto, e quindi averlo relegato ad una scatola vuota, è opera propria non di Crimi. Se si può esercitare la professione abusivamente, se non si incorre mai in reali sanzioni a fronte di conclamate fake news a cosa serve l’Ordine? Una domanda che non si pone solo il sottoscritto ma tantissimi bravi giornalisti che si sentono abbandonati nella loro professione”. (R7)

“Mentre c’è chi si guarda l’ombelico e promette riforme, noi rimaniamo fedeli a quanto detto da oltre un decennio: superamento dell’Ordine dei giornalisti, ma forse vogliamo essere tra i pochi in Europa ad avere una situazione del genere”


ATTO TERZO

Dichiarazione del Presidente dell’OdG, Carlo Verna, dopo le dichiarazioni di Crimi

Fonte: Ordine dei Giornalisti – Giornalisti-Governo,Verna: Crimi ricusato, Stati Generali Editoria ormai diventati dell’ideologia e del pregiudizio

24 luglio 209, Roma – Il caso dell’arbitro-giocatore è conclamato dopo la risposta scomposta del senatore Crimi al documento approvato ieri alla unanimità dalla consulta dei presidenti e dei vice presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti a sostegno della linea del Consiglio Nazionale. Il presidente Carlo Verna ha elevato oggi formale protesta presso il ministero vigilante della Giustizia, partecipando a un incontro sul tema dell’equo compenso, presieduto dal sottosegretario Morrone.

“Gli stati generali dell’editoria si sono trasformati in stati generali dell’ideologia e del pregiudizio, con una strumentalizzazione della cosiddetta vicenda Fubini che rasenta il ridicolo. – afferma il presidente del CNOG Carlo Verna – Per i giudizi espressi sul presunto anacronismo dell’Ordine, mentre per così dire istruiva la pratica, Crimi è ricusato. E che ciò sia avvenuto con una condivisione unanime, in un mondo che rappresenta i più diversi punti di vista, dovrebbe preoccupare – prosegue Verna – persino chi ha un concetto della democrazia come quello che esprime disinvoltamente il sottosegretario con delega all’editoria.

Credendo nella correttezza istituzionale il caso è stato esposto, prima di ogni pubblica replica, al Ministero della Giustizia con l’idea di rivolgersi successivamente al presidente Conte e, trattandosi di tema fondamentale per la democrazia, con riserva di richiedere l’intervento del supremo garante della Costituzione, ovvero del presidente Mattarella. Intanto una riflessione si sottopone a tutte le forze politiche presenti in Parlamento su una possibile loro iniziativa. Se Crimi voleva presentare un disegno di legge per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti – conclude il presidente del Cnog – poteva farlo senza metter su la gigantesca presa in giro istituzionale degli Stati generali dell’editoria a spese dei cittadini, dopo essersi distinto per una serie di iniziative contro la libera informazione, dai tagli all’editoria alla strenua opposizione al salvataggio di Radio radicale.

È immaginabile una risposta, anche trasversale, delle diverse forze parlamentari sia di maggioranza che di opposizione?”


Riflessioni e domande

È sembrato opportuno fare alcune riflessioni a freddo su uno scontro che sembra essere andato oltre le righe tanto che potrebbe anche avere conseguenze nell’abrogazione della legge costitutiva dell’Ordine senza la costituzione di un’authority che tuteli tanto l’utenza quanto i giornalisti.

Prima riflessione e domanda R1 – Come mai non fu il Consiglio Nazionale dell’Ordine (CNOG), ma la Consulta dei Presidenti e dei vicepresidenti regionali, un organismo importante ma consultivo (non previsto dalla legge istitutiva, ma dal Regolamento), assieme al legale rappresentante dell’Ordine, il presidente Carlo Verna, a “varare” all’unanimità (degli Ordini regionali presenti, o di tutti?) un documento di questo peso?

Seconda riflessione e domanda R2 – Il CNOG, insieme agli Ordini regionali, un anno fa ha elaborato una proposta di rinnovamento dell’Ordine (la si può scaricare qui). È quella dell’Ordine del Giornalismo, per intenderci. Nel nostro piccolo su questa proposta avevamo promosso un questionario (ancora attivo) che, ad oggi, vede, pur non essendo certo rappresentativo, sostanzialmente contrapposti i “moderatamente favorevoli” (31,9%) contro i “molto contrari” (26,4%). Molto favorevoli 9,7%, moderatamente contrari (18,1%). È davvero “innovativa”?

Terza riflessione e domanda R3 – Ma è vero che l’abrogazione dell’Ordine non preserverebbe l’autonomia della categoria, che viene garantita dall’Ordine “in virtù della funzione prevista dall’articolo 21 della Costituzione”, come si legge nel documento?
Sembrerebbe dalla lettura che la legge istitutiva dell’Ordine sia una legge, che il Parlamento non ha il potere di abrogare se non con particolari maggioranze, perché la sua abrogazione violerebbe un diritto costituzionale. È opportuno ricordare che la Sentenza della Corte Costituzionale 38/1997 ha reso ammissibile il referendum abrogativo della legge istitutiva dell’Ordine proprio perché ha escluso che l’abrogazione di questa legge costituisca violazione di un diritto costituzionale. È quindi chiaro che la legge istitutiva dell’Ordine non è una legge a contenuto costituzionalmente vincolato.

Quarta riflessione e domanda R4 – Non è stato un po’ provocatorio affermare che bollando come anacronistico l’Ordine, Crimi delegittimava un organismo democraticamente eletto? Non sarebbe stato più corretto dire che delegittimava un organismo eletto in base a quanto stabilito dalla legge istitutiva e dalle sue successive modificazioni? I giornalisti sono grosso modo oltre 100.000, approssimativamente due terzi sono pubblicisti ed un terzo sono professionisti. I pubblicisti, che contribuiscono con circa 7 milioni di Euro al funzionamento dell’Ordine, possono eleggere nel Consiglio Nazionale (composto da 60 persone) solo 20 persone, mentre i professionisti che contribuiscono grosso modo con 3 milioni di euro ne eleggono 40.
Se si divide il numero dei giornalisti (circa 100.000) per 60, ovvero per il numero dei membri del Consiglio Nazionale dell’Ordine, si ottiene che il quorum per l’elezione di un consigliere nazionale è di circa 1.700 giornalisti. L’unico pubblicista Consigliere Nazionale della Lombardia è espressione di circa 14.000 giornalisti pubblicisti lombardi, ovvero il 13-14% di tutti i giornalisti italiani.
Se l’Ordine non fosse un Ente, ma fosse una associazione costituita in base all’art. 334 del CC e operasse nel “Terzo settore” non sarebbe considerata un’associazione democratica e dovrebbe modificare lo Statuto.

Quinta riflessione e domanda R5 – Premesso che è ben comprensibile che nessun tacchino voglia festeggiare il Thanksgiving e che l’Ordine voglia salvare se stesso, devono però i colleghi valutare se sia nell’interesse della categoria porre come pregiudiziale il mantenimento dell’Ordine e proseguire nel solco delle linee guida elaborate quasi anno fa.

Sesta riflessione e domanda R6 – Perché si è pensato che un governo fosse un arbitro? Arbitro fra chi? Il Parlamento, il potere legislativo, ha espresso un Governo, potere esecutivo, che è ragionevole voglia realizzare i programmi prospettati agli elettori. Tutto si può dire tranne che le forze politiche che hanno avuto la maggioranza dei voti ed hanno la maggioranza oggi nel Parlamento, non abbiano chiarito da tempo di voler abolire l’Ordine. Per salvare l’Ordine non si sarebbe dovuto forse prendere in maggiore considerazione le ragioni per le quali l’Ordine sembra obsoleto? Non sarebbe stato più proficuo un confronto meno aspro, per l’Ordine e soprattutto per la categoria?

Settima riflessione e domanda R7 – Fake news ed esercizio abusivo della professione sono due fenomeni, per la stragrande maggioranza dei casi, “esterni” alla categoria. La quasi totalità delle fake news e la loro viralità sono un fenomeno prevalentemente delle piattaforme libere come i social network. Non riguardando necessariamente un’attività giornalistica non sempre sono perseguibili in quanto violazione dell’art. 348 del Codice Penale (Esercizio abusivo della professione) e quindi sono suscettibili a sfuggire all’attività dell’Ordine “diretta alla repressione dell’esercizio abusivo della professione” prevista dall’art. 11 comma b della legge istitutiva (legge 69/63). Non sempre quindi oggi è responsabilità dell’Ordine la mancata iniziativa per la denuncia vuoi per l’esercizio abusivo della professione, vuoi per i danni derivanti da fake news. L’abolizione dell’Ordine senza un adeguato quadro normativo peggiorerebbe enormemente la situazione.


Questi toni particolarmente accesi tra Ordine dei Giornalisti e il Sen. Vito Crimi, in rappresentanza del Governo, non sono stati oggetto di un intervento diretto del Presidente Mattarella durante la recente cerimonia del Ventaglio (Cerimonia del Ventaglio 25.7.2019). Tuttavia il Presidente, durante questa cerimonia, ha precisato che “i giornalisti […] devono agire con indipendenza e rigore nell’alimentare credibilità e fiducia nell’assolvimento del loro ruolo di servire i governati, e non i governanti” invitando quindi i giornalisti a svolgere un ruolo critico e costruttivo nei confronti del governanti riconoscendo il loro ruolo.

È pertanto auspicabile che si moderino i toni e che si inizi a lavorare di concerto per un quadro normativo che valorizzi la professione giornalistica e tuteli l’utenza non disperdendo il valore delle carte deontologiche che tanto faticosamente l’Ordine ha elaborato negli anni e che sono state armonizzate nel 2016 con il Testo unico dei doveri del Giornalista.

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