Foglio rosa per i pubblicisti: il ministero bacchetta l’OdG. E se fosse facoltativo…?

Il 22 giugno scorso il Ministero vigilante, ovvero il Ministero di Giustizia, ha nuovamente bacchettato il Consiglio Nazionale dell’OdG, ribadendo, dopo la sua comunicazione del 6 aprile scorso, la sua opposizione avverso la messa in atto del cosiddetto “foglio rosa” per diventare giornalisti pubblicisti, prevista dal CNOG dal primo settembre 2020.

Afferma il Ministero vigilante “che si tratta di modifiche normative che non sono demandate alla potestà regolatoria dell’Ordine, il quale, a legislazione primaria invariata, non può configurare una modalità di accesso all’elenco dei pubblicisti difforme e contrastante con il quadro normativo vigente, sottoponendola a oneri ulteriori autonomamente individuati.
Occorre pertanto ribadire – continua il Ministero vigilante– che i margini entro cui è consentita un’attività regolatoria del Consiglio sono quelli di riempire di significato, tramite un’attività ermeneutica che orienti in modo uniforme i Consigli territoriali, la clausola generale di “attività pubblicistica regolarmente retribuita da almeno due anni”, contemplata dall’art. 35, che il giornalista deve comprovare ai fini dell’iscrizione, ovvero il contenuto della documentazione prevista dall’art. 35 della legge n.69/1963, la quale deve contenere elementi circa l’effettivo svolgimento dell’attività giornalistica nell’ultimo biennio, riempiendo la norma in bianco contenuta nell’art. 34 del DPR 4 febbraio 1965 n. 115

Il testo integrale della comunicazione del Ministero del 22 giugno 2020 è scaricabile qui.

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Nel numero dello scorso giugno, Tribuna Stampa 2.0 ha ampiamente illustrato la complessa vicenda del cosiddetto “foglio rosa” per diventare pubblicisti, che ha la sua origine nelle linee guida per la riforma dell’Ordine votata dal CNOG nell’ottobre del 2018. Il CNOG ha deciso lo scorso gennaio di rendere esecutiva questa procedura senza che il Parlamento recepisse questa “proposta” di modifica della legge istitutiva. Il foglio rosa obbligatorio è stato oggetto di una prima bocciatura il 6 aprile scorso da parte del Ministero vigilante, a seguito del ricorso dei Consiglieri Nazionali pubblicisti Angelo Baiguini e Santino Franchina.

I pubblicisti, che rappresentano circa i due terzi dei giornalisti italiani, sono rappresentati nel CNOG solo da un terzo dei componenti, nonostante la quota annua pagata dai giornalisti pubblicisti e professionisti sia identica.

Il Consiglio Nazionale dell’OdG si riunirà prossimamente per decidere sul foglio rosa.

La FNGPI, in attesa di conoscere le deliberazioni del CNOG, ha aperto un canale sperimentale YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=ybuzksAXSfw), per aprire, a tempo debito un dibattito al proposito.

E’ giusto che i pubblicisti facciano sentire la loro voce.

Se mai il foglio rosa intendesse imporre una riforma surrettizia delle norme che regolano il giornalismo, come indicato nelle linee guida per la riforma dell’Ordine votata dal CNOG nell’ottobre del 2018, anticipando e in sostanza sostituendosi alle prerogative del Parlamento, il Ministero vigilante non avrebbe torto.

La riforma della professione giornalistica deve essere decisa dal Parlamento.

IL CNOG in realtà ha di fronte diverse alternative oltre alle due principali, ovvero quella di adeguarsi a quanto indicato, forse sarebbe meglio dire prescritto, dal Ministero vigilante, o di non adeguarsi a quanto previsto dalla legge istitutiva e pretendere di istituire comunque dal 1 settembre 2020 il foglio rosa obbligatorio per gli aspiranti giornalisti configurando, per dirla con le parole del Ministero, “una modalità di accesso all’elenco dei pubblicisti difforme e contrastante con il quadro normativo vigente”.

Fra le diverse alternative vi è una via che forse consentirebbe di uscire da una situazione imbarazzante con il minore dei danni.

Quella di considerare la procedura del foglio rosa non obbligatoria, ma facoltativa.

La lettera aperta di richiesta di chiarimenti (leggi qui), inviata il 4 aprile scorso dalla FNGPI al Presidente OdG, Carlo Verna, e che a tutt’oggi non ha avuto risposta, potrebbe fornire dei contenuti utili per cogliere questa opportunità.

 

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